Raffaele
Damiani, giallista aliese – pisano, quest’inverno ci ha puntualmente donato
un’altra avventura della saga del vice – questore Elio Vittori, dal titolo I
love Sicilia: un vero e proprio prequel,
come accade quando diventano troppo familiari i personaggi. Si tratta, infatti,
della prima indagine del funzionario di polizia, allora solo commissario in
forza presso la squadra mobile di Palermo, alle prese con un’affascinante
vedova di mezza età che sostiene di non aver più trovato i poveri resti del
marito nel cimitero dei Rotoli. Inizia così una peregrinatio per i luoghi più
belli della Sicilia, le Madonie in primis, ma anche Pisa e Lourdes, in un
estenuante rincorrersi d’indizi e falsi indizi all’ombra della mafia, con tutto
quanto ciò comporta: allusioni, mezze verità, silenzi, omissioni e reticenze.
Accanto,
lo sbocciare della storia d’amore con Eleonora, la futura, eterna fidanzata di
Vittori, in un contrappunto un po’ manierato. E manierata è invero una parte
non indifferente del romanzo, con scene scontate e un buonismo che dà fastidio.
Certo, l’impalcatura è ambiziosa, desta curiosità nel lettore, ma si fa fatica
a seguirla, sicché si rimpiange l’essenzialità dei gialli precedenti. Non va
però disconosciuta una significativa maturazione nella resa psicologica dei
personaggi, quasi tutti contraddistinti, questi, da una malinconia che incanta
e per così dire soggioga, facendoci passare sopra rispetto a certe cadute di
stile, come le pedanti (da vera guida Touring) descrizioni dei siti.
Il
fatto è che Damiani ha una sapidità narrativa che la vince sulle debolezze: una
genuinità che appassiona e intriga, come se avessimo a che fare con prodotti
artigianali vergini da sofisticherie postmoderne. Sono storie che arieggiano i
gialli italiani degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, specie questa
I love Sicilia, seppur essa superi per mole compositiva quei testi ormai
lontani.
Il
romanzo è anche una preziosa testimonianza di uno che poliziotto è stato per davvero;
e, dunque, le sue pagine hanno lo stigma della verità: non, beninteso, la
banale verità della cronaca ma la “verità” del clima e delle atmosfere, né
troppo ovattati come nelle crime stories d’un tempo, né sanguinosi e truculenti
come in troppi thriller d’oggi. Semplicemente, la drammatica evidenza del
delitto riscontrabile nella vita d’ogni giorno e spesso più misterioso dei casi
d’invenzione. Eppure, questo realismo così convincente non disdegna il fiabesco,
secondo un gioco che è alle origini stesse del genere narrativo; sicché
leggiamo con piacere autentici intrecci sospesi tra quotidianità e sogno.
Rosario
Pollina
RAFFAELE DAMIANI, I
love Sicilia, Roma Rai Eri 2012.
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